martedì 17 maggio 2016

La Mamma di tutti i budini: la Tiropatina (budino al miele) di Apicio

budino al miele (tiropatina)

Il Budino che segue è una delle ricette più amate dai lettori di questo e del vecchio blog. Non so in quanti siano a reclamarne la pubblicazione, all'incirca tanti quante sono le volte in cui l'ho rimandata. 
Stavolta, però, non posso esimermi: in primis perché l'occasione è il Calendario del Cibo italiano di AIFB, che è un progetto che mi vede coinvolta mani e piedi, che oggi celebra la Giornata Nazionale del Miele. Il secondo perché a chiedermelo è stata Susanna, strepitosa food blogger e meravigliosa amica, che a questa Giornata, di cui è Ambasciatrice, ha dedicato un articolo accuratissimo nei contenuti e piacevolissimo da leggere. Era impossibile dirle di no- esattamente come è impossibile non invitarvi a leggere la sua introduzione oltre che i numerosi contributi degli altri amici, soci e non soci AIFB  uniti nella celebrazione di uno dei prodotti di cui andiamo più fieri. 


Accipies lac, adversus quod patinam aestimabis; temperabis lac cum melle quasi ad lactantia (id est lactaria), ova quinque ad sextarium mittis sed ad heminam ova tria. In lacte dissolvis, ita ut unum corpus facias; in cumana colas et igni lento coques; cum duxerit ad se, piper aspergis et inferes"
(Apicio, De Re Coquinaria, libro VII, XIII, 7)




"Prenderai del latte, quanto pensi che possa essere contenuto nella pentola che avrai scelto; lo addolcirai col miele, come si fa per i dolci a base di latte e aggiungi cinque uova, per un sestiario (500 ml), oppure tre, per una emina (250 ml). Scioglile nel latte, in modo da ottenere un composto omogeneo; filtrale in una terrina di cuma e fai cuocere a fuoco lento; quando si sarà rappreso, cospargilo di pepe e servilo"

Così Apicio, nel De Re Coquinaria, il principale testo di gastronomia di Roma antica giunto fino a noi- e così io, con tutte le modifiche del caso


500 ml di latte fresco intero
5 uova
50 g di miele millefiori


ratafià della suocera (a breve, la ricetta)
pepe lungo del Bengala
una punta di fecola, per addensare


Scaldare il latte col miele, a fuoco lento. Spegnere la fiamma, appena il miele si è sciolto. 
Rompere le uova in un piatto, sbatterle leggermente e versarle nel latte e miele. Amalgamare bene il composto, con una frusta non elettrica, filtrare con un colino e versarlo in 6 stampini di alluminio, precedentemente imburrati. 


Mettere gli stampini in una teglia riempita fino a metà con acqua calda ma non bollente e infornare a 180 gradi, modalità statica, per 30 minuti circa. 


Lasciar raffreddare prima di sformare


Per la salsa al pepe


Se usate del ratafià, non serve farlo ridurre troppo, perchè il sapore dolce è già molto intenso: basta scaldarlo sul fuoco, assieme a qualche bacca di pepe del bengala (qualcuna è meglio spezzarla o addirittura pestarla nel mortaio, se preferite un gusto più deciso) e una puntina di fecola


Se invece usate un vino rosso liquoroso, tipo il Porto, sarebbe meglio sacrificarne un po' in cottura, per farlo ridurre quel tanto che basta ad accentuare le note più morbide. La punta di un cucchiaio di fecola è comunque necessaria, per farlo addensare. 


Calcolate grosso modo 100 ml , per 6 stampini.